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Pubblicato in Social
16.06.2020

Punti di vista. "Salvaguardare e valorizzare le lagune. Per noi e per i nostri giovani"

“Le lagune come Marceddì e il mare sono bene comune e noi pescatori abbiamo il dovere di salvaguardare e valorizzare queste straordinarie risorse: per noi e per i nostri giovani”. Una chiacchierata con Antonio Loi, Presidente del Consorzio Cooperative Riunite della Pesca di Marceddì.

a cura di Mauro Tuzzolino

 

Giornata uggiosa e grigia. Fredda, anche. A dispetto della stagione. Ma arrivare a Marceddì è sempre un’esperienza di sorpresa. A un certo punto ti ritrovi in una porzione di mondo che sembra non avere legami col resto. Il ritmo di questo mondo sembra imposto dalla natura, dal paesaggio che ci si presenta davanti. Prima di attraversare il ponte, una sosta nella piazzola prospiciente il Museo del mare è obbligatoria; scesi dalla macchina osserviamo quanto ci sta intorno. Ovunque si volga lo sguardo l’atmosfera è ovattata, acqua e terra si contendono lo spazio, qualche barca intenta ai lavori antichi sembra sospesa, il borgo con le sue casette colorate, monumento alla spontaneità funzionale, ci proietta in altri luoghi e in altri tempi.

Quando incontro Antonio capisco immediatamente che ci troviamo dinanzi ad un comandante, dai modi schietti e fermi: pane al pane e vino al vino, senza troppi giri di parole. Antonio, asciutto ed essenziale, nel fisico e nell’eloquio, ha 69 anni, ce lo sottolinea con orgoglio, una vita piena e ricca, sempre pescatore, sempre in compagnia del mare, un’esperienza che intende mettere al servizio dei giovani e del territorio.

D.: Antonio, raccontaci la tua storia …

R.: Sono pescatore da sempre. È una condizione di eredità, trasmessa dalla famiglia; mio padre, mio nonno e il nonno di mio padre e chissà sin dove, sono stati pescatori, pescatori di queste acque. Ho cominciato a 12 anni, quando lavoravo in barca con mio fratello maggiore. A 14 anni sono diventato comandante con una mia barca con regolare licenza; ai tempi si poteva. A 27 anni sono diventato Presidente della cooperativa Sant’Antonio, per sei anni. Abbiamo lottato per avere gli stessi diritti di accesso alle concessioni. Ci siamo riusciti con il supporto di Mario Melis.

Dopo una breve parentesi di due anni da commerciante, sempre del settore ittico, sono rientrato nel mio mondo, quello della pesca.

Ho fatto anche l’assessore del Comune di Terralba e anche in quel ruolo mi sono occupato di pesca e di Marceddì, che grazie anche al mio lavoro ha conosciuto una fase di miglioramento, come il restauro della Chiesa.

Dal 2000 al 2014 sono stato promotore e organizzatore dell’ Ittiturismo San Domenico di Marceddì.

D.: Le storie di pesca sono sempre storie, nel senso delle generazioni che si susseguono, spesso di conflitto, come minimo di dialettica. Ci sono le lagune, beni comuni regolati da un sistema di concessioni, che sono da sempre state oggetto di contese, di veri e propri scontri, spazi di storia e di civiltà, antiche e meno antiche. Un sistema fragile e straordinario che è l’esito di una relazione tra uomo e ambiente. Come non ricordare il celebre Baroni in laguna dello storico Fiori?

E c’è il mare, bene comune per eccellenza; ecosistema sempre più in pericolo per molteplici fattori di rischio: cambiamento climatico e aumento delle temperature, overfishing, plastiche, sversamento di rifiuti.

R.: Il mare è un bene di tutti! Il pescatore deve salvaguardare questo bene. Come la laguna; è un dono di dio e della natura. Dobbiamo averne rispetto, intanto dandoci delle regole, come utilizzare reti a maglie più larghe per una pesca maggiormente selettiva, e lavorando sodo per essere all’altezza del dono.

D.: Cosa si pesca a Marceddì e quali i canali di commercializzazione?

R.: Ci tengo a dire, con un certo orgoglio, che qui siamo più ricchi di Cabras quanto a quantità e qualità del pesce. A Cabras sono i primi per quanto riguarda qualità e quantità di muggini. Ma da noi a Marceddì, oltre ai muggini di tutti i tipi, vantiamo presenza di orate e spigole, triglie di fango, le sparlotte e gamberetti; da qualche anno abbiamo rivisto le mormore. Per quanto riguarda i canali di commercializzazione qui dipendiamo dall’esterno: grandi grossisti e poi c’è la CPA di Arborea.

D.: Sei Presidente soltanto da 35 giorni. Cosa è il Consorzio? Ci illustri i tuoi programmi per rilanciare il compendio, da un punto di vista economico e organizzativo?

R.: Il consorzio mette insieme sei cooperative e 120 imprese di pesca.

Sono qui da poco e ho la sensazione che abbiamo iniziato un lavoro nuovo. Sono ottimista e sono proprio i giovani a darmi quest’ottimismo, 80 pescatori che hanno dai 18 ai 27 anni.

Un programma ambizioso che comincia dal rimettere a posto anche i manufatti che abbiamo in concessione. So bene che servirebbero molte più risorse ma intanto noi abbiamo cominciato con le nostre risorse un lavoro di riqualificazione.

Da oggi in poi con l’aiuto e la collaborazione di tutti i soci del Consorzio, cercherò di dare una svolta al settore ittico e di portare benessere in tutte le famiglie che ne fanno parte. La Regione dà le concessioni. Nel caso del Consorzio, la concessione è stata data negli anni ’70. Oggi non entro in merito degli errori del passato, perché la colpa non dovrebbe ricadere solo sui pescatori, ma anche sui vari enti. Vorrei precisare che Marceddì, con la bellezza della sua borgata e i suoi punti di ristoro, da oggi rivendicherà il suo marchio d’origine con le arselle nere, le arselle bianche, i morici, i gamberetti, le cozze e tante altre meraviglie. I primi lavori da fare saranno: 1) la pulizia immediata del canale 17 e ristrutturazioni varie; 2) dare più ossigeno e benessere allo stagno della terza peschiera riaprendo in parte o totalmente le grate di sbarramento, per evitare il soffocamento della fauna marina 3) la realizzazione di un allevamento di cozze; 4) avviare un impianto per l’allevamento delle ostriche; 5) riconoscimento del diritto all’apertura di un Ittiturismo del Consorzio da parte degli enti.

Garantisco un rinnovo totale del Consorzio. Per fare questo si necessita meno burocrazia e più fatti, ricordando che la pesca è una grande fetta dell’economia del nostro paese. Ogni ente dovrà fare la propria parte, unendo così le forze per migliorare e valorizzare il bene pubblico qual è il mare e per far sentire di nuovo il profumo del nostro pescato nelle tavole sarde.

Siamo arrivati dopo questa bella chiacchierata al momento dei saluti e dei reciproci impegni. Flag e Consorzio lavoreranno in modo integrato per affrontare le difficili sfide che ci attendono.

Colgo un velo di malinconia nello sguardo di Antonio; forse è solo questo grigio che tutto avvolge, in ogni caso è solo un attimo. Zio Antonio non si può fermare, ha urgenza di imprimere un’accelerazione all’innovazione necessaria. E col piglio di sempre si mette in mezzo, riprende il lavoro che ha interrotto a causa nostra e con gesto di amicizia ci dà appuntamento alla prossima occasione quando potremo apprezzare gli sforzi che già oggi si stanno compiendo.