Arrivando dalla SP4, la litoranea che percorre da nord a sud tutta la costa di Arbus, interrompendosi proprio a Piscinas, le dune compaiono alla vista all'improvviso, da una prospettiva che abbraccia, in un colpo solo, tutto il blu del mare, l'oro della sabbia, il verde delle montagne intorno.
Da questa prospettiva l'emozione è quella del colpo di fulmine, che può coglierti quando ancora ignori tutto di una persona ma ti entra nel cuore nell'istante stesso in cui ti colpisce i sensi.
Giungendo dall'entroterra, invece, si ha il privilegio di fare un viaggio nella storia di questo luogo, che non è solo un ambiente costiero dal paesaggio spettacolare e di raro pregio naturalistico ma il teatro di vicende umane che hanno scritto una pagina importantissima della storia economica e sociale della Sardegna e dell'Italia, a cavallo tra il XIX e il XX secolo.
Da questa prospettiva puoi vivere un'emozione più simile all'innamoramento lento, che nasce scoprendo un'anima strato dopo strato. Perchè quando scorgi lo spettacolo estatico delle dune hai già percorso tutta la gloria e le ferite del passato di questa valle, disseminate fra le rovine minerarie che emergono come cicatrici tra i boschi secolari. E a quel punto, lo spettacolo estetico è qualcosa che ti colpisce con una profondità decisamente diversa. Ed è da qui, dall'interno, che anche noi raggiuneremo Piscinas, proseguendo l'itinerario che abbiamo cominciato partendo da Capo Pecora e visitando Scivu e poi Ingurtosu.
Ci lasciamo alle spalle la vallata lunare di Naracauli e le sue storie di uomini, donne e miniera e torna protagonista assoluta lei: Madre Natura.
A dire il vero, l'eco di quelle storie risuona costante nello scenario, fino alla spiaggia di Piscinas: la strada per arrivarci, anzittutto, che ricalca per un buon tratto il vecchio tracciato ferrato e ogni tanto lascia affiorare il dosso di qualche traversina residua e, al termine della strada, qualche vagone ferroviario arrugginito e i resti del molo sul quale si fermavano i binari.
Lo scrittore Giampaolo Pansa, nel romanzo "Ti condurrò fuori dalla notte", ambientato a Piscinas, definì questa strada come "il prezzo da pagare per poter giungere in Paradiso".
Infatti ora, le ferite eredità dell'industria mineraria si fanno via via meno evidenti e i sensi restano rapiti da un paesaggio che non esiste altrove in Sardegna. E allora immergiamoci in esso, godendo della meravigliosa sensazione di sentirci parte di quel tutto, fatto di flora, fauna, acqua e mondo geologico dove l'uomo tace e lascia spazio ai versi del mondo animale e al canto del vento.
Siamo in un'area protetta, che ricade sotto diversi sistemi di tutela: il Sito di Importanza Comunitaria SIC ITB040071 "Da Piscinas a Riu Scivu", il SIC ITB00040031 "Monte Arcuentu Rio Piscinas" e l'Oasi WWF di Scivu, che comprende anche una buona parte dell'area di Piscinas. Questi preziosi riconoscimenti puntano a preservare un ambiente che contiene una straordinaria biodiversità e molti habitat, tra cui, particolarmente preziosi, quelli del cervo sardo (Cervus elaphus corsicanus), il falco pellegrino, il gatto selvatico, la testuggine mediterranea (Testudo hermanni) e la tartaruga marina (Caretta caretta), che nelle notti di giugno risale il bagnasciuga per deporre le uova sulla spiaggia.
La strada si immerge in un fitto bosco dominato da ginepri e lecci e da una macchia mediterranea in cui spiccano il lentisco, l'elicriso, la cakiletea, la ginestra e l'euforbia. Ciò che però lascia davvero senza fiato, al di là della bellezza selvaggia che restituiscono tutti i boschi mediterranei, è il fatto che questa vegetazione si estende non solo sugli strati rocciosi delle colline ma anche sulle dune, che dalla linea costiera risalgono con lunghissime lingue di sabbia finissima e dorata per km, sulle colline. Se le guardi dall'alto sembrano le dita di una mano che, dal fondo del mare, cerca di arrampicarsi sulla terra.
Due torrenti solcano lo spazio fra i complessi dunali principali: il Rio Naracauli, che costeggia la strada che stiamo percorrendo e il Rio Piscinas, dalle caratteristiche acque rosse che si riflettono sul letto del fiume, tapezzato di minerali che conferiscono il colore caratteristico. Lungo i due corsi d'acqua cresce una fitta flora in cui spiccano giunchi e tamerici ma anche canneti e qualche salice, habitat di numerose specie di uccelli.
Questi due torrenti sono gli insospettabili autori delle spettacolari montagne di sabbia, alte più di 100 metri, che, pur sembrando un vero e proprio deserto esotico non sono frutto della degradazione del suolo e dell'aridità bensì il risultato di sedimenti fluviali che dal Mesozoico al Cenozoico si sono depositati su un'antichissima insenatura, colmandola e creando nel corso di milioni di anni uno spettacolo sinuoso e dorato che ogni giorno cambia aspetto, modellato dall'azione del vento e per questo sono definite dune vive e mobili.
Tra le specie arboree più spettacolari che macchiano di verde ampi tratti delle dune spiccano i ginepri secolari, appartenenti al genere "coccolone" e "fenicio". Profumatissimi, si torcono come abili contorsionisti e si aprono spesso in forma di capanna naturale, dove è possibile rifugiarsi per regalarsi momenti di vera e propria fusione totale con la natura e vivere un'esperienza unica ed indimenticabile.
Lungo la strada le dune cominciano ad intravvedersi discrete, come cascate sporadiche che dall'alto "colano" sulla strada, aprendo squarci dorati nel fitto del verde. Scorgiamo le prime appena superato il camping Sciopadroxiu, a circa due km dal mare. Le strutture di questo piccolo e bellissimo campeggio sono ricavate dal restauro di case di minatori, in cui ora sono ospitati i servizi essenziali, alcuni alloggi e un ristorante panoramico. E' stato il primo camping in Sardegna ad ottenere la certificazione Ecolabel, un marchio di qualità che offre al cliente rigide garanzie in termini di sostenibilità ambientale e partecipa alla sensibilizzazione ambientale dei turisti. Certo, se cerchi la movida, questo non è un posto adatto a te, perchè l'unico concerto serale ti verrà offerto dai cervi, che soprattutto nella stagione degli amori, da metà settembre a metà ottobre, faranno udire i loro bramiti, impressionanti e suggestivi, soprattutto a chi sceglie di alloggiare in tenda.
I cervi.
Senza niente togliere alle altre numerosissime specie che popolano quest'area, il cervo è, certamente, il protagonista fra gli animali che popolano quest'area. Si tratta, più precisamente, del cervus elaphus corsicanus, una sottospecie endemica sardo-corsa del cervo europeo che affonda le sue origini nel mistero, poichè la sua diversità non è solo opera della selezione naturale ma si presume anche dell'antica mano dell'uomo. Gli zoologi ritengono che questo animale fu deliberatamente importato nell'Isola durante l'età del bronzo, probabilmente per scopi venatori ma, si pensa, anche rituali. Questa specie, infatti, è raffigurata spessissimo nei bronzetti nuragici, specialmente come protome che sovrasta la prua delle navicelle o nelle decorazioni delle spade nuragiche votive e ha accompagnato i Sardi per millenni, finchè, sempre per mano dell'uomo, ha rasentato la quasi totale estinzione, in Sardegna, intorno agli anni '60 del 900.
A metà degli anni '80 furono reintrodotti degli esemplari dalla Corsica, per essere allevati in aree sperimentali recintate e solo dal 1998 si è riusciti a creare una popolazione sufficiente da poter essere lasciata libera nel suo habitat. La specie, oggi è numerosa e non rischia più l'estinzione ma si concentra ormai solo in tre areali: qui a Piscinas e nelle colline circostanti, fino a Montevecchio, nel Sarrabus e nel Sulcis. Questo, dunque, è un luogo privilegiato per poter osservare questo maestoso animale, dalla struttura sociale di tipo matriarcale. Il nucleo familiare, infatti, è costituito da una femmina adulta, il piccolo dell’anno e quello dell’anno precedente. Le femmine si riuniscono spesso in branco, con i rispettivi cerbiatti e sono guidate dalla femmina madre più anziana. Anche i maschi di età superiore ai due anni formano branchi dominati dal più forte, la cui posizione gerarchica viene conquistata in seguito al combattimento o alla semplice valutazione a distanza degli avversari. Diventare spettatori di questo spettacolo, qui, non è affatto inusuale, tanto che negli ultimi decenni si è sviluppato notevolmente un tipo di turismo escursionistico legato proprio all'osservazione di questa specie faunistica.
Proseguiamo verso il mare.
Arrivati al termine della strada, le dune mostrano tutta la loro scenografia, in una prospettiva a perdita d'occhio che degradando scivola sul mare. Se guardi verso l'orizzonte del mare hai l'impressione di trovarti in una spiaggia infinita ma se volgi lo sguardo verso le montagne interne ti sembra di stare in uno strano deserto. Fra queste montagne, a nord ovest, spicca un gruppo di creste dalle forme bizzarre e frastagliate, in assoluto contrasto con le linee morbide delle altre colline sullo sfondo e, fra queste, domina l'Arcuentu, un' imponente montagna di origine vulcanica, alta 785 metri, custode di tante storie, bellezza e mistero.
Di Piscinas ci si innamora con estrema facilità. Sarà per il panorama unico, che contiene tutte le forme, sinuose e frastagliate e tutte le sfumature di giallo, verde e blu; sarà perchè il silenzio qui urla e ti fa sentire il battito del cuore anche in agosto; sarà perchè qui ci si perde facilmente e altrettanto rapidamente ci si ricompone, recuperando pezzi di felicità nascosta dalle pieghe dimenticate dell'anima.
Nel 2019 il National Geographic ha inserito Piscinas nell'elenco delle 21 spiagge più belle del mondo, ponendola sul podio della categoria delle mete ideali per i "dune walkers", gli amanti delle camminate sulle dune. E a proposito di classifiche, è sempre aperto il dibattito su quali siano le dune più alte in Europa: quelle di Piscinas o quelle di Pyla, in Francia? Certamente una sfida che non rischia di turbare chi viene fin qui a fare il pieno di meraviglia.
Sempre in tema di record, Piscinas è anche la spiaggia naturista più grande d'Europa.
Con la delibera n° 125 del 2 febbraio 2018, infatti, il Comune di Arbus ha autorizzato ufficialmente l'espressione del movimento naturista, in un ampio tratto della immensa spiaggia, regolarizzando una consuetudine che da circa 40 anni è sempre stata esercitata nella massima discrezione e rispetto, senza mai destare alcun problema nella popolazione locale.
Ma non finisce qui. Anche l'unico edificio presente in questo spazio enorme, l'Hotel Le Dune, è finito in una classifica: quello dei 10 hotel sul mare più belli d'Italia, secondo l'opinione della testata inglese Daily Telegraph. Costruito recuperando l'edificio che un tempo fu il deposito dei minerali che giungevano da Naracauli a bordo del trenino, divenne per un periodo colonia estiva per i figli dei minatori, fino a diventare, poi, un hotel di lusso.
Di Piscinas si sono innamorati scrittori, cantanti, registi di ogni angolo del mondo, che spesso ne hanno usato lo sfondo per ambientare le loro opere.
Già nel 1978, quando questa perla del Mediterraneo era pressochè sconosciuta, vi furono girate molte scene del film Black Stallion, prodotto dal regista statunitense Francis Ford Coppola; nel 2008 Caparezza ambienta qui il videoclip del brano "Eroe", che pur con ironia parla di sfruttamento nel mondo del lavoro, restando decisamente in tema con la storia operaia del luogo. Nel 2017 è la volta della rapper italiana Baby K, che gira sulla spiaggia alcune scene del videoclip del tormentone estivo "Voglio ballare con te", mentre nel 2018 è la volta della band Negrita, che per ambientare le scene del videoclip del brano "Adios Paranoia" utilizza lo sfondo delle dune, rimaneggiato con effetti digitali per simulare il tipico paesaggio del deserto nord africano. Anche registi italiani hanno girato qui alcune scene dei loro film, tra i quali la serie tv "Fuoco Amico TF 45" con Raoul Bova, e il film “Beket", di Davide Manuli, presentato alla 61^ edizione del Festival di Locarno. E, ancora, l'azienda giapponese Yamaha ha usato gli scenari tra Ingurtosu e Piscinas per lanciare, nel 2018, la moto Yamaha Xsr700, seguita poco dopo dalla Mercedes – Benz, che ha girato un altro prestigioso spot in questo anfiteatro naturale.
Un portfolio di tutto rispetto, insomma, che ha convinto l'amministrazione di Arbus a regolamentare l'uso per fini commerciali di questo tesoro paesaggistico, al fine di promuovere l'economia cinematografica sul territorio.
E com'è difficile, infine, andar via da qui.
Prima di ripartire è d'obbligo percorrere i resti del molo per l'imbarco del minerale e salutare il mare, dove, a 200 metri dalla riva, giaciono da trecento anni i resti di una nave inglese naufragata, che nemmeno la furia delle correnti del maestrale è mai riuscita a portare via.
Questo mare che sembra oceano è un paradiso per praticanti di sub, kite-surf, wind-surf e appassionati di surf casting.
Questo mare che mostra tutta la sua trasparenza smeraldina, quando è calmo, ruggisce di un blu cobalto quando infuria il maestrale, con onde ipnotiche e spaventose.
Questo mare libero è un luogo dove c'è sempre spazio, tanto spazio infinito per tutti, anche in agosto e dove la distanza sociale è qualcosa che non occorre imporre per rischio sanitario perchè chiunque, qui, viene a cercarla da sè. Dove puoi trovare pace e silenzio o ristoro e compagnia nei due bellissimi chioschi bar, con un piccolo lido attrezzato con gli ombrelloni in giunco, che con discrezione amplificano l'atmosfera esotica.
Partiamo, infine, diretti verso la strada litoranea SP4, una striscia di asfalto che, attraversando tutta la Costa Verde, ci porterà nelle prossime tappe fino al nuovo scenario dell'Oristanese, dominato dagli stagni e dalle lagune, dalle borgate di pescatori e dai fenicotteri rosa.
Rientriamo al parcheggio e, ripercorrendo a ritroso un breve tratto della strada che ci ha portato fin qui, giriamo al primo bivio sulla sinistra, imboccando un sentiero che attraversa un guado, apparentemente un po' spaventoso ma percorribile da qualunque vettura. Proseguiamo nel bosco, attraversando il Rio Piscinas, il fiume rosso, il cui guado, da anni è diventato un'esposizione permanente e spontanea di precarie sculture a secco, realizzate da mani sconosciute che andando via, desiderano lasciare un segno, impilando pietre in equilibrio.
Un piccolo e bizzarro omaggio, per restituire bellezza e magia dopo averne fatto il pieno!
Nei link sottostanti, due emozionanti video realizzati dall'Agenzia Regionale Sardegna Promozione: