A cura di Cinzia Oliveri
Foto di Ettore Cavalli
Partiamo insieme per un viaggio alla scoperta della Costa Ovest della Sardegna e del suo entroterra!
Ed eccoci a Scivu, "la spiaggia dalla sabbia che canta".
Capita spesso, in questi luoghi, che nell'era dei social nuovi nomi si impongano per ribattezzare angoli di particolare bellezza, affiancando quelli ufficiali con cui li troviamo segnati sulle mappe. Tutto ha origine, sempre, dalla licenza poetica di qualcuno, che con una definizione efficace catalizza le emozioni di quanti, in quella descrizione, riconoscono la sintesi delle loro stesse emozioni. Accade, allora, che l'omaggio di un singolo diventi virale e si trasformi in un tributo corale. E dunque Scivu è ormai anche "la spiaggia della sabbia che canta", un fenomeno che a dire il vero si manifesta in molte altre spiagge e dune in cui la particolare natura dei granelli, con l'azione del vento o del calpestio, dà vita a suoni che si diffondono nell'ambiente, creando un'atmosfera ipnotica.
Certo è che per sentirli occorre il silenzio e il silenzio, in questta striscia dorata lunga tre km, non è difficile da trovare anche in pieno agosto, allontanandosi di poche decine di metri dal punto in cui si concentrano i bagnanti. Perchè arrivare a Scivu non è comodo nè breve: è un viaggio, sempre. Non si arriva per caso, noia o comodità ma per scelta. Bisogna affrontare tornanti e salite, che anche nelle strade deserte che attraversano le colline disabitate, costringono ad andare più lenti di quanto si sia abituati in quest'epoca frenetica. E Scivu resta sempre una spiaggia con poca folla, forse perchè per una sorta di selezione naturale quì arriva per lo più chi vuole godersi la pace e lasciarla godere agli altri.
Arrivando dall'unica strada carrabile di accesso si giunge ad un ampio parcheggio su sterrato che si affaccia sulla spiaggia, custodito e a pagamento in estate, dove la notte possono anche sostare, autorizzati, i camperisti, ad un prezzo molto onesto, considerato che si tratta di un luogo "a mille stelle". Ti sorprenderà quante potrai vederne, dato che tutto intorno, per decine di km di raggio, non vi sono insediamenti urbani e pochissimi insediamenti umani e dunque l'inquinamento luminoso è del tutto assente.
Ci sono solo alcuni servizi essenziali, attivi nell'alta stagione, intorno ad un chiosco bar in legno, molto spartano, che ti fa capire subito che questa non è una di quelle spiagge sarde glamour e patinate ad uso e consumo dei turisti. Qui sei a Scivu, in famiglia, ed è un'altra storia!
Una suggestiva e ripida passerella in legno, per scavalcare le alte dune e scendere, molti metri sotto, sulla spiaggia. Un paio di bagni e docce, qualche sdraio e ombrellone a noleggio e una torretta con i bagnini, perchè qui il mare può essere davvero impetuoso, nei giorni di forte maestrale. Al chiosco puoi bere la nazionale birra Ichnusa e poche altre, mangiare qualcosa di semplice e veloce e scambiare due chiacchiere con i gestori, anche sotto le stelle, quando tutti saranno andati via; dopo aver visto lo spettacolo del tramonto, che è anche uno dei motivi per cui molti vengono qui, per vedere il sole che si tuffa, enorme, a dormire sotto la linea dell'orizzonte del mare, lasciando spazio, in pochi minuti, al nuovo scenario blu con le prime stelle.
Il mare di Scivu assomiglia all'oceano, nelle frequenti giornate di maestrale e anche questo contribuisce a rinforzare la sensazione di trovarsi in qualche luogo indefinito, geograficamente lontanissimo dall'Europa.
Una delle scene più frequenti che quì capita di poter osservare in piena estate, quando altrove si ha difficoltà a stendere un telo da mare e a sentire la voce di chi ti sta accanto, è il volto estatico dei bagnanti, che affrontano il lunghissimo percorso sul bagnasciuga passeggiando in religioso silenzio, anche quando sono in compagnia, quasi come se si trovassero in un tempio, ascoltando la musica della "sabbia che canta" sotto i propri passi, in un concerto insieme al vento profumato di erbe selvatiche e alla voce del mare.
E' difficile raccontare Scivu. Scivu va vista e sentita.
Perchè la sua bellezza va oltre le falesie di arenaria che separano la spiaggia dalle dune e dai ginepri del retroterra. Va oltre la trasparenza e il verde smeraldo del suo mare. E il suo pregio va al di là del fatto di essere, anch'essa, Sito di Importanza Comunitaria (SIC ITB040030), Oasi del WWF, habitat di importantissime specie faunistiche come la tartaruga marina, che qui talvolta nidifica e il cervo sardo e di specie floreali come il giglio di mare e l'orchidea selvatica.
Scivu incanta per ciò che non si può descrivere, quantificare, misurare, perchè legato unicamente ai sensi e alle emozioni.
Non è un caso, infatti, che sia stata scelta, spesso, come set di spot e videoclip. Tra i più famosi e recenti, il videoclip ufficiale della band inglese dei Placebo, per il brano "Jesus'Son", girato tra Scivu e il villaggio di San Salvatore a Cabras con le maschere tradizionali dei Boes e dei Merdules di Ottana e un artista di Terralba, Gionata Loi, nelle vesti di mangiafuoco. In una bella intervista, che è anche uno straordinario omaggio a questo luogo e alla Sardegna, il cantante Brian Molko racconta che l'idea di girare quì è nata grazie alla partecipazione al festival Duna Jam, che gli ha permesso di conoscere Scivu e tutta la zona circostante.
Questo è il link all'intervista, realizzata nel backstage del set, a Scivu: https://youtu.be/nc9TpQL4Dgw mentre quì puoi vedere il videoclip ufficiale: https://www.youtube.com/watch?v=obovwrfkvv4.